Politica Kenya

Politica Kenya – L’era Kenyatta

NOTA BENE: Tratto dalla tesi di Laurea Magistrale di Fabrizio Cinus dal titolo “La questione di Mandera fra Kenya e Somalia”, A.A. 2009-2010, Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Cagliari.

  • L’era Kenyatta (1963-1978)

Mzee [1] Jomo Kenyatta è stato il primo presidente della Repubblica del Kenya, celebrato come “padre della patria” per quello che è stato il suo ruolo durante la lotta contro gli inglesi in favore dell’indipendenza.

Sul paese, conosciuto in quel periodo come British East Africa, fu costituito un protettorato nel 1895 e l’Inghilterra ne fece una colonia di popolamento. L’occupazione delle terre da parte dei coloni scatenò delle resistenze nel 1914, ma si dovette attendere ancora sei anni prima che i kenyani si organizzassero con attività di tipo politico. Il KAU, (Kenya African Union) venne fondato nel 1944 e tre anni dopo la leadership passò a Jomo Kenyatta, appartenente alla tribù Kikuyu, come peraltro la maggior parte degli aderenti al movimento. [2]

Nel 1950 venne costituito un movimento, una setta politico-religiosa di opposizione agli inglesi, i Mau Mau, e due anni dopo iniziò la rivolta che per quattro anni vide i Kikuyu e poi anche altre tribù lottare ferocemente contro i colonizzatori e contro gli africani che li appoggiavano. Gli inglesi tentarono di reagire e proclamarono lo stato di emergenza, che durò otto anni e venne sospeso solo nel 1960. Tanti personaggi che faranno poi la storia del Kenya vennero catturati e rinchiusi in campi di concentramento, e tra questi anche Kenyatta, condannato a sette anni di reclusione e confinato nella prigione di Kapenguria, nell’ovest del paese. Da quel momento gli inglesi capirono che dovevano dare qualcosa ai kenyani e iniziarono a programmare la transizione del paese verso l’indipendenza. [3]

Nello stesso 1960 venne promulgata una Costituzione provvisoria, vennero legalizzati i partiti politici e accordata agli indigeni una larga maggioranza nel consiglio legislativo. Nel maggio 1963 il KAU, ribattezzato KANU, che auspicava uno stato unitario, vinse le elezioni, e in giugno Kenyatta, presidente del partito, venne nominato Primo Ministro. Il partito rivale era il Kenya African Democratic Union (KADU), costituito nel 1960, con Ronald Ngala (tribù Giriama) come presidente, e Muliro (tribù Luhya) come vicepresidente. Il partito auspicava uno Stato federale. [4]

Il 12 dicembre del 1963 venne proclamata l’indipendenza ed esattamente un anno dopo il paese venne dichiarato una repubblica, con Kenyatta presidente. [5]

Gli anni di governo del “padre della patria” furono caratterizzati dall’autoritarismo, come praticamente è stato per tutti i leader africani, e Kenyatta rientra, nella tipologia creata da Jackson e Rosberg, nella figura del dittatore come “principe” al pari di Senghor in Senegal, Kaunda in Zambia e Tubman e Tolbert in Liberia, vale a dire quei capi di stato che sono riusciti a manipolare i loro entourage e le loro clientele, permettendo ad altri oligarchi di governare, ma che allo stesso tempo sono riusciti a riservare a loro stessi un ruolo che fosse super partes. [6]

All’interno del KANU i dissidi tra i membri più importanti si fecero sentire presto, infatti Tom Mboya arrivò allo scontro con Oginga Odinga, il primo di formazione cattolica, il secondo di formazione marxista.  Questo portò Odinga ad abbandonare il KANU e formare nel 1966 un nuovo partito, il Kenya Popular Union (KPU), il primo partito di opposizione, con il quale cercò di portare il Kenya verso paesi come l’URSS e la Cina e staccarlo così da paesi capitalisti come l’Inghilterra [7]. Il partito d’opposizione riscuoteva però di un seguito solo tra i membri della tribù di Odinga, i Luo. Nel 1969 Tom Mboya fu colpito a morte per le strade di Nairobi, Odinga venne accusato da Kenyatta di essere il mandante dell’omicidio e per questo rinchiuso in carcere. [8]


[1] Parola che significa “anziano”, utilizzato qui come appellativo in segno di rispetto.

[2] Africa South of the Sahara 2010, p. 622.

[3] R. B. EDGERTON, Mau Mau. An African Crucible, I. B. Tauris & Co. Ltd, London 1990.

[4] S. N. BOGONKO, op. cit., pp. 248-249.

[5] Africa South of the Sahara 2010, p. 623.

[6] G. CARBONE, op. cit., pp. 61-62.

[7] Kenyatta venne definito dall’Economist come “il nostro uomo in Kenya”. Citato da A. M. GENTILI, Il leone e il cacciatore. Storia dell’Africa sub-sahariana, Editore Carocci, Roma 2008, p. 369.

[8] G. ARNOLD, Modern Kenya, Ed. Longman Group Ltd., London 1981, p. 78.